Quando si decide di ristrutturare casa, sono molti gli errori che si commettono pensando solo all’estetica, alle tendenze del momento o al comfort personale, trascurando un aspetto fondamentale: la progettazione universale. Questo concetto, spesso sottovalutato, rappresenta la chiave per creare ambienti davvero accessibili, funzionali e inclusivi per tutti, indipendentemente da età, abilità o condizione fisica.
Il vero errore: progettare solo per sé stessi
Il più comune sbaglio durante la ristrutturazione è quello di concentrarsi esclusivamente sulle proprie necessità o su quelle di chi abita attualmente la casa. Questa visione limita profondamente il valore e la fruibilità dello spazio domestico, rischiando di renderlo inaccessibile o poco funzionale in caso di cambiamenti futuri come l’avanzare dell’età, un infortunio o la presenza di ospiti con esigenze differenti. Ristrutturare senza pensare alla diversità umana significa creare barriere, non solo fisiche ma anche sociali, che con il tempo potrebbero comportare costi aggiuntivi imprevisti e inutili difficoltà quotidiane.
La progettazione universale supera questo limite, introducendo un principio fondamentale: l’abitazione deve essere utilizzabile dal maggior numero di persone possibile senza bisogno di adattamenti specifici o interventi successivi. Non si tratta semplicemente di eliminare le barriere architettoniche: il concetto si espande fino a includere la scelta di materiali, dispositivi e soluzioni che rendano la casa davvero pronta ad accogliere chiunque, in qualsiasi fase della vita.
Cosa significa progettazione universale
Definita dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, la progettazione universale è l’approccio secondo cui prodotti, strutture, programmi e servizi devono essere fruibili da tutte le persone nella misura più estesa possibile, senza dover ricorrere ad adattamenti speciali. In pratica, quando un ambiente domestico viene progettato in modo universale, ogni spazio risulta accessibile non solo a persone senza disabilità, ma anche a bambini, anziani, persone con ridotte capacità motorie o sensoriali. Questa filosofia mette al centro l’individuo, senza prefissarsi un target ristretto o escludere alcuna categoria.
Il design universale nasce negli anni Novanta con la definizione di sette principi chiave, validi ancora oggi, che guidano il progettista nella creazione di spazi e oggetti pensati per tutti:
- Equità d’uso: ogni persona deve poter utilizzare l’ambiente con la stessa comodità e sicurezza.
- Flessibilità: gli spazi devono potersi adattare alle diverse esigenze individuali.
- Semplicità: forme e funzioni devono risultare intuitive e comprensibili.
- Percezione delle informazioni: sempre chiara per chiunque, anche in presenza di limitazioni sensoriali.
- Tolleranza agli errori: il rischio di incidenti deve essere minimizzato.
- Basso sforzo fisico: ogni attività deve poter essere svolta senza affaticamento.
- Spazi e dimensioni appropriati: adeguati a persone diverse per statura, abilità e postura.
Applicare questi principi in fase di ristrutturazione porta a una maggiore qualità della vita e aggiunge valore all’immobile, rendendolo futuro-proof, ovvero pronto ad accogliere qualsiasi esigenza che si presenti nel tempo.
Progettazione universale vs. rimozione delle barriere: le differenze
È importante distinguere tra progettazione universale e eliminazione delle barriere architettoniche. Quest’ultima è nata con lo scopo di abbattere gli ostacoli fisici che impediscono il movimento delle persone con disabilità, come rampe, ascensori, porte larghe. Pur essendo fondamentale, si rivolge in maniera mirata a una categoria di utenti.
La progettazione universale, invece, punta alla creazione di ambienti e città già pensati per una fruizione ampia e variegata, senza necessità di successivi adattamenti. Le soluzioni adottate non sono solo tecniche, ma abbracciano anche comfort, facilità d’uso, sicurezza e inclusione sociale. Ogni scelta di arredo, illuminazione, disposizione degli spazi va valutata in funzione della più ampia accessibilità possibile, di chi oggi vive la casa e di chi la vivrà in futuro.
La pubblicazione di monografie e manuali tecnici offre esempi pratici di come creare abitazioni accessibili dalla nascita alla vecchiaia, assicurando che i criteri universali non restino solo teoria ma si traducano in soluzioni concrete, replicabili e adattabili a qualsiasi abitazione.
Come mettere in pratica la progettazione universale in casa
Per passare dalla teoria alla pratica durante una ristrutturazione, è indispensabile affidarsi a professionisti esperti in architettura inclusiva, che sappiano interpretare le normative e applicare i sette principi alla realtà dell’abitazione. Il processo non si limita al rispetto delle leggi, ma richiede creatività, conoscenza tecnica e capacità di anticipare i bisogni che potrebbero insorgere negli anni.
Alcuni esempi di soluzioni universali da considerare:
- Ingressi senza dislivelli o gradini, con porte larghe e maniglie facili da usare.
- Bagni progettati per essere confortevoli sia a persone giovani che anziane, con docce senza piatto, rubinetti a leva e spazi sufficienti per muoversi anche con un ausilio.
- Illuminazione diffusa e naturale che faciliti la visione anche in condizioni di ridotta capacità visiva.
- Prese elettriche, interruttori e comandi posizionati ad altezza competente per chiunque, non solo per adulti in buona salute.
- Corridoi e zone di passaggio privi di ostacoli, facilmente navigabili con carrozzine, deambulatori o semplicemente per chi trasporta oggetti ingombranti.
Benefici della progettazione universale
- Risparmio futuro: evita la necessità di ristrutturazioni aggiuntive.
- Maggiore valore dell’immobile: una casa universale è più appetibile e versatile.
- Comfort e autonomia: migliora la qualità della vita di tutti i residenti.
- Inclusione sociale: amici, parenti e visitatori potranno sentirsi accolti senza limitazioni.
Questi vantaggi dimostrano che la progettazione universale rappresenta un investimento lungimirante, capace di generare ricadute positive sia sul piano personale che economico.
Normative e riferimenti
Il quadro normativo italiano si è evoluto grazie alle direttive europee e alla ratifica della Convenzione ONU, promuovendo un modello progettuale centrato sulla persona e sulle sue esigenze diversificate. Ordini professionali, associazioni e architetti specializzati offrono oggi supporto concreto per tradurre questi concetti in progetti reali e tangibili, che superano la semplice “messa a norma” e guardano al futuro dell’abitare.
In conclusione, ristrutturare una casa senza adottare i criteri della progettazione universale significa compiere un errore che condiziona l’utilizzo, il valore e l’accoglienza dell’abitazione. Solo un approccio globale, inclusivo e proattivo può davvero trasformare la casa in uno spazio per tutti, destinato a resistere alle sfide del tempo e delle esigenze che cambiano.