Soffri di psoriasi? Attenzione a questi valori nascosti del sangue che devi controllare subito

La psoriasi non è solo una patologia cutanea, ma una vera e propria malattia infiammatoria cronica che può coinvolgere molti sistemi dell’organismo. Chi ne soffre dovrebbe prestare particolare attenzione non solo ai sintomi visibili sulla pelle, ma anche a ciò che accade all’interno del corpo. Alcuni valori del sangue, spesso trascurati, possono svelare la presenza di infiammazioni sistemiche o complicanze silenti che peggiorano il quadro clinico. Monitorare regolarmente questi parametri è fondamentale per una gestione completa della malattia e per prevenire rischi aggiuntivi.

Cosa rivela il sangue nella psoriasi

Le normali analisi di laboratorio non servono a diagnosticare direttamente la psoriasi, poiché la diagnosi resta clinica, basata sul riconoscimento delle lesioni e sulla storia del paziente. Tuttavia, gli esami del sangue sono essenziali per valutare la presenza di infiammazione sistemica e individuare eventuali comorbidità, in particolare quelle cardiovascolari, metaboliche e articolari.
La emocromo completo permette di valutare anomalie nelle cellule del sangue, che possono essere un segno di infiammazione o infezione. In particolare, un aumento dei globuli bianchi (leucocitosi) può segnalare un’attività infiammatoria in atto.
Tra gli indici più significativi nei pazienti psoriasici ci sono però la proteina C-reattiva (PCR) e la velocità di eritrosedimentazione (VES), marker sensibili alla presenza di infiammazione anche in assenza di sintomi evidenti. L’incremento di questi indicatori suggerisce che la risposta infiammatoria non è confinata alla cute, ma interessa altre aree del corpo.

Marker nascosti da controllare subito

  • Proteina C-reattiva (PCR): è uno dei principali marker di infiammazione acuta. Valori superiori al normale indicano che l’organismo sta vivendo un processo infiammatorio anche a livello sistemico e non solo cutaneo. Un innalzamento persistente è associato a una maggiore gravità della malattia e a un rischio aumentato di disturbi cardiovascolari.
  • Velocità di eritrosedimentazione (VES): si tratta di un indicatore meno specifico rispetto alla PCR ma utile a rilevare stati infiammatori cronici. Una VES alta invita ad approfondire le indagini per evidenziare eventuali complicanze occluse.
  • Emocromo: un semplice pannello che rivela alterazioni quali leucocitosi, anemia o trombocitosi, segnali indiretti di malattia sistemica attiva.

Questi esami vanno richiesti periodicamente, soprattutto se la psoriasi si manifesta in forme estese, resistenti ai trattamenti o è associata a dolori articolari e stanchezza, sintomi che potrebbero preludere a un interessamento sistemico, come quello dell’artrite psoriasica.

Quando e perché approfondire: il rischio di comorbidità

Chi soffre di questa patologia ha un rischio superiore rispetto alla popolazione generale di sviluppare malattie cardiovascolari, diabete e alterazioni metaboliche. L’infiammazione sistemica contribuisce all’insorgenza di complicanze anche silenti, che i classici sintomi cutanei non permettono di riconoscere tempestivamente. Ecco perché il dosaggio della PCR e della VES riveste un ruolo importante nella prevenzione.

Uno dei pericoli più grandi è rappresentato dalle complicanze articolari: l’artrite psoriasica, che può insorgere anche in pazienti giovani e causare danni permanenti alle articolazioni se non viene riconosciuta e curata subito. In questi casi la valutazione degli anticorpi specifici e, quando necessario, l’analisi del liquido sinoviale orientano la diagnosi e differenziano la patologia da altre forme di artrite autoimmune.

Inoltre, altri esami del sangue possono essere utili per monitorare il profilo lipidico, la funzionalità epatica e i parametri metabolici, soprattutto nei pazienti in terapia sistemica o biologica, che potrebbero essere soggetti a effetti collaterali o a un peggioramento delle condizioni preesistenti.

Psoriasi e infiammazione: il ruolo delle citochine

Negli ultimi anni la ricerca si è concentrata sulle citochine pro-infiammatorie, messaggeri cellulari che controllano le reazioni immunitarie e l’infiammazione cronica. In particolare, l’interleuchina 23 (IL-23) rappresenta un punto chiave nell’attivazione dei linfociti, che rilasciano sostanze responsabili della persistenza della lesione cutanea e della cronicizzazione della malattia. Questo spiega perché i nuovi farmaci biologici mirano a bloccare selettivamente queste molecole della cascata infiammatoria, consentendo una gestione più efficiente e personalizzata del disturbo.

Bloccare l’interleuchina 23 e altre citochine chiave può non solo ridurre i sintomi cutanei, ma anche ridimensionare il grado di infiammazione sistemica, abbattendo il rischio di ricadute e l’insorgenza di comorbidità. Per i pazienti è importante parlare con il proprio specialista dell’opportunità di valutare periodicamente questi parametri anche quando la psoriasi appare sotto controllo dal punto di vista dermatologico.

In sintesi, la presenza di valori ematici alterati deve essere letta come un segnale d’allarme da non sottovalutare; indicano che il processo infiammatorio potrebbe essere attivo a livello di organi e apparati extra-cutanei, anche in assenza di sintomi evidenti. Solo l’attenta monitorizzazione e la collaborazione tra dermatologo, reumatologo e medico di base permette di impostare un percorso di cura completo, efficace e veramente su misura per la complessità della psoriasi.

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